Il Barbiere di Siviglia

di Gioacchino Rossini 

Regia: Franco Meroni
Interpreti: Ugo Benelli – Graziano Polidori – Maria Luisa Nave – Domenico Trimarchi – Agostino Ferrin – Aldo TAriciotti – Lina Rossini – Domenico Alleva
Direttore: Luciano Bettarini
Orchestra Sinfonica di Sanremo
Scene e costumi Alfredo Silbermann
Stage Director Alberto Gualdoni

 

Note di Regia
Hegel, antisettecentesco per eccellenza, scrisse : ” sentito il “Barbiere” di Rossini per la seconda volta. Bisogna dire che il mio gusto si sia molto depravato perché trovo questo Figaro molto più interessante di quello di Mozart”. Savinio, invece, ebbe a dire : “in pieno ottocento con nell’aria fermenti di rivoluzione nell’Arte – e non solo nell’Arte – riproponeva il gusto e lo stile del Settecento”. Wagner definiva Rossini: “un reazionario, un fabbricante di fiori artificiali estremamente abile”.

Considerazioni importanti che confermano la grandezza, non priva di contraddizioni, di Rossini che lo collocano in una dimensione senza tempo. Così, come per alcuni testi da Lui musicati, è il “Barbiere”. Una storia di uomini dove ognuno di loro è teso al raggiungimento dell’oggetto ambito : il gioco di tutti noi dunque !
Un risveglio, un nascere di un “nuovo” giorno, mosso da un’azione in continua espansione come in una scatola i cui lati si scostano per lasciare entrare di volta in volta i personaggi che animeranno la vicenda.

L’azione riempie a poco a poco tutto ; un crescendo di accadimenti che riflettono la struttura compositiva dell’Autore. Una serenata già cantata e, forse, tante volte ancora da cantare ….. Figaro infrange, con la sua improwisa e dinamica apparizione, questa possibile ripetitività. Si presenta subito; il suo foglio matricolare e la “cavatina” che lo propone non più come un settecentesco servitore affamato, ma come un uomo attento e cresciuto a simbolo dell’uomo “nuovo” dell’era borghese proteso verso il secolo nascente. Egli diventa si complice dell’innamorato Conte, ma non certo per generosità umana o servilismo … Il Conte, desideroso di avere Rosina, forse per smania di possedere tutto di preservare per sé tutto, ne accetta l’aiuto. La vivace Rosina, accettando l’amore del Conte, realizza e rende possibili nuovi ed impensabili cambiamenti sociali. Don Basilio, ” Sacerdote disoccupato e di Dei spenti” – come lo definisce Savinio- e Don Bartolo, smanioso tutore, sono per noi importanti caratteri di un mondo ormai in dissolvenza e irrecuperabile.
Primissimi piani, di ordine mentale s’intende, che concentrano l’attenzione di chi guarda rendendo riconoscibili i significati essenziali della vicenda evitando di disperdere, con evanescenti e superflue sovrapposizioni, ciò che già c’è. Pur esprimendoci in un clima visivo di un ideale Settecento, nulla è tolto alla coinvolgente vitalità che l’opera possiede.
Franco Meroni

Critica

LA GAZZETTA DEL SUD
…. Degna di apprezzamento l’impostazione registica di Franco Meroni, per quanto riguarda l’ambientazione della vicenda che rispetta quella voluta da Beamarchais .. .. recuperando ad esempio la figura di Don Basilio al suo originario “status” di laico precettore ( quello di “prete” – maestro fu un’invenzione degli adattamenti di stato illuministico).
09.12.1983